Conceria del Chienti, nasce la filiera della pelle a chilometro zero
Accordo con gli allevamenti marchigiani di bovini per le pelli da conciare
(Il Sole 24 Ore, articolo di Michele Romano, 27 dicembre 2022)
Un accordo di filiera integrata con gli allevamenti marchigiani di bovini, che permetterà l’utilizzo di pelli di Razza Bianca Marchigiana da conciare a beneficio dei comparti della calzatura e della pelletteria. La pelle docg a chilometri zero, un esempio concreto di sostenibilità territoriale e il primo passo concreto avviato dalla nuova proprietà di CTC Conceria del Chienti, una delle più antiche in Italia e che nel 2023 festeggerà 100 anni. «Scegliendo localmente la materia prima si mantiene la qualità degli articoli, lasciando inalterati i benefici apportati al cliente, e contemporaneamente valorizzando i prodotti regionali e garantendo qualità della vita ai bovini», spiega l’amministratore delegato Marco Luppa. È stato proprio lui a salvare l’azienda, fino a qualche mese fa in mano ad un gruppo cinese, attirando un intervento da 14 milioni, 10 dei quali equamente divisi tra Invitalia, attraverso il Fondo Salvaguardia, e AVM Sustainability, il club deal promosso da alcuni del partner di AVM Gestioni Sgr di Giovanna Dossena. Il piano industriale di tre anni spingerà il fatturato dagli attuali 2.5 ai 13 milioni e gli occupati da 21 a 54.
Il percorso di turnaround punta a rilanciare la produzione, grazie a investimenti di ammodernamento degli impianti e dei sistemi di riciclo e depurazione del sito produttivo in ottica di sostenibilità circolare. Inoltre, grazie all’intelligenza artificiale, sarà eliminata una parte consistente dello scarto prima del processo produttivo, per farlo diventare un prodotto secondario ad uso cosmetico, alimentare o fertilizzante agricolo, e di offrire al cliente componenti già tagliati, eliminando l’incertezza nella resa al taglio e tutti i costi di gestione delle varie fasi.
L’azienda sta partecipando anche ai bandi PNRR per l’area sisma: lo stabilimento di Tolentino era stato reso inagibile dal sisma del 2016 e i fondi saranno strategici per ristrutturare la struttura, potenziarne le misure antisismiche e dotarla di impianti per l’energia rinnovabile, così che, a intervento completato, il fabbisogno energetico del sito sarà coperto per il 90% in autoproduzione.
«Non avrei mai pensato di investire nelle concerie, business complesso per quanto riguarda l’impatto ambientale, soprattutto ora che le tematiche ESG sono cruciali per i nuovi investitori – sottolinea Andrea Stopper, partner di AVM e nuovo presidente di CTC -. Quello che abbiamo intravisto è la possibilità di trasformare nel senso della sostenibilità il lavoro della conceria, con un nuovo approccio tecnologico e di processo per renderlo funzionale all’aumento di sostenibilità di tutta la filiera». Una grande storia aziendale che riparte da zero in termini produttivi. «Se intraprende la direzione giusta, il mondo delle concerie può diventare funzionale a rendere più sostenibile l’intera filiera, lavorando un sottoprodotto necessario delle industrie lattiero casearia e della carne, in un’ottica di piena circolarità». Ma c’è un altro elemento altrettanto strategico per gli investitori: l’ingresso nel distretto calzaturiero maceratese. «Come unica conceria a chilometri zero – dice
Stopper – abbiamo un anello cruciale della catena del valore».
CTC Conceria del Chienti Tolentino nasce nel 1923, nel centro storico di Tolentino, per iniziativa (CIT. VEDI SOTTO) di Francesco Borbotti: una bottega artigiana che, vent’anni dopo, con l’ingresso di Nazareno Gabrielli, assume la denominazione attuale. Negli anni 60, sotto la guida di Bruno Martarelli, erede della famiglia Gabrielli, si concretizzano collaborazioni con i più importanti brand del fashion luxury. Nel 2014, per la ridotta competitività sui mercati internazionali, la situazione economica e finanziaria diventa insostenibile e l’azienda viene acquisita dal gruppo cinese Jihua. Il fatturato sale fino a 11 milioni, ma nel 2019 la proprietà decide di dismettere tutti gli investimenti all’estero, facendo ripiombare la conceria in una nuova crisi. Con una lunga trattativa viene scongiurato il rischio di spegnere gli impianti e spostare la produzione in Cina, mentre la pandemia fa guadagnare mesi preziosi: a fine 2020 avviene l’exit dei cinesi, con il fatturato ormai ridotto a 2,5 milioni, sostenuto in particolare dagli acquisti di Tod’s.
«Sembrava tutto perso – dice oggi
Marco Luppa -. La caparbietà dei nostri collaboratori ci ha permesso oggi di arrivare a questo risultato e al rilancio della società».
Cit.
La societá è stata salvata nei mesi scorsi dall’intervento di Invitalia, attraverso il Fondo Salvaguardia